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Madre Rosetta Marchese, Serva di Dio, Figlia di Maria Ausiliatrice, fu Superiora Generale dal 1981 al 1984. La fedeltà alle grazie ricevute nel cammino di servizio alla Congregazione lo hanno portata a fare offerta di sé stessa per la salvezza delle anime, offerta che Dio ha gradito.


            La Serva di Dio madre Rosetta Marchese nasce ad Aosta il 20 ottobre 1922 da Giovanni e Giovanna Stuardi. È la primogenita di tre figlie: lei, Anna e Maria Luisa. Nasce in una bella casa di periferia. Rosetta frequenta la scuola materna e le prime tre classi elementari dalle Figlie di Maria Ausiliatrice. Dal 1928 al 1938 (da 6 anni a 16 anni) è assidua e attiva oratoriana e membro dell’Azione Cattolica. L’ambiente salesiano è vivace, sereno ed è lì che sboccia la sua vocazione.
            All’età di quasi 16 anni, il 15 ottobre 1938, Rosetta entra come aspirante nella Casa “Madre Mazzarello” di Torino. Il 31 gennaio 1939 è ammessa al Postulato. È una giovane semplice, gioiosa, di preghiera e di sacrificio. Il 6 agosto entra in Noviziato. Sul suo tavolino nello studio si legge: “Chi si risparmia non ama, si ama”. Il 5 agosto 1941 emette la prima professione. Presenta alle superiore la domanda per partire come missionaria, ma per l’infuriare della guerra non riceve risposta positiva. Subito dopo la professione, suor Rosetta è inviata a Torino e a Vercelli per prepararsi alla maturità magistrale e per assistere le educande.
            A 21 anni, dal 1943 al 1947, è studente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nella sede di Castel Fogliani (Piacenza). Dal 1947 – anno della sua professione perpetua – al 1957 è destinata alla Casa Missionaria “Madre Mazzarello” di Torino come insegnante, assistente delle educande, responsabile dell’oratorio e delle ex allieve.
            Nel 1957 (a 37 anni) lascia Torino per andare a Caltagirone in Sicilia come direttrice e vi resta fino al 1961. Fondamentale è l’incontro con il vescovo Mons. Francesco Fasola, Servo di Dio, che contribuisce a far emergere dal suo animo intuizioni e grazie latenti. Nel giorno della sua presa di possesso della diocesi di Caltagirone (22 gennaio 1961) intuisce la santità del Vescovo che la guiderà spiritualmente per 23 anni, fino alla morte. Il rapporto con mons. Fasola le spalanca una luce ulteriore sul mistero del sacerdozio tanto che il 2 agosto 1961 suor Rosetta si offre per la santità del vescovo e successivamente per la Chiesa, per la santità dei sacerdoti e per le anime religiose. Nel frattempo, lei stessa affianca come maestra di vita interiore tramite l’accompagnamento spirituale e la relazione epistolare molte religiose. Dal 1961 al 1965 suor Rosetta è direttrice all’Istituto “Gesù Nazareno” di via Dalmazia a Roma. Il suo servizio di animazione coincide con la celebrazione del Concilio Vaticano II.
            Dal 1965 fino al 1971 madre Angela Vespa, superiora generale della FMA, affida a suor Rosetta la grande Ispettoria Romana “S. Cecilia”. Dal 1971 al 1973 è direttrice a Lecco Olate. Poi le viene affidato il governo di un’altra grande Ispettoria, la Lombarda “Maria Immacolata”. Nel Capitolo Generale XVI, il 17 ottobre 1975, viene eletta Consigliera visitatrice.
            Dal 1975 al 1981 visita le Ispettorie del Belgio, Sicilia, Zaire (ora Rep. Dem. del Congo), Francia, Germania, Piemonte. Nel 1981, nel centenario della morte di madre Mazzarello che offrì la vita per l’Istituto, dal 7 al 10 ottobre madre Rosetta vive un’esperienza misteriosa nella casa di fondazione dell’Istituto a Mornese. Una voce nella parrocchia del paese e nella cameretta della Cofondatrice le dice: “Accetta, accetta!”. Il 24 ottobre 1981, nel Capitolo generale XVII, all’unanimità viene eletta Madre generale.
            A Torino, il 24 maggio 1982 una febbre alta è il primo sintomo della malattia che la consumerà: una grave leucemia. Nei suoi taccuini e nel suo epistolario annota che offre la sua vita per la santità dell’Istituto, dei sacerdoti e dei giovani. Tutti si mobilitano con la preghiera incessante ed anche la disponibilità a dare il sangue per le trasfusioni. Suor Ancilla Modesto racconta che le suore del Portogallo chiedono a Suor Lucia di Fatima se può impetrare dalla Madonna la guarigione. Suor Lucia di Fatima ha un nipote salesiano, padre Valihno, il quale il 14 gennaio 1983 va a trovare la Madre al Gemelli portando la statua della Madonna di Fatima e un messaggio di suor Lucia: “L’offerta è stata gradita a Dio”. Negli ultimi giorni confida alla sua vicaria, Madre Leton Maria Pilar, che in quella cameretta a Mornese aveva intuito la sua elezione a Madre generale e la sua morte per la santità delle sorelle e dei sacerdoti. Difatti madre Rosetta nasce al Cielo l’8 marzo 1984 all’età di 61 anni.
            La figura che emerge intrecciando i suoi taccuini personali (1962-1982), il suo epistolario (1961-1983) con Mons. Francesco Fasola (anch’egli Servo di Dio), insieme ad alcune altre lettere, è quella di una donna profondamente mistica, autenticamente salesiana-educatrice, pienamente inserita nel contesto socio-ecclesiale dell’Italia del Concilio e del post-Concilio.
            Consapevole della realtà complessa del suo tempo e aperta al dono della grazia, con la sua esperienza di Dio, dà, in un certo modo, “conferma” delle grandi verità della fede cattolica sull’Eucaristia, la Madonna e la Chiesa, che vennero messe in discussione nella diffusa scristianizzazione tipica del ventennio italiano 1958-1978 e in particolare nella crisi sessantottina con i suoi prolungati riverberi. La sua vita diventa un richiamo all’essenziale e all’immutabile nelle esperienze fluttuanti e complesse del suo tempo, in modo speciale per la Chiesa, per i sacerdoti, per il suo Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, per i laici e laiche della Famiglia Salesiana.
            Madre Rosetta ha una missione specifica: tracciare una linea “riparatoria e affermativa” rispetto alle verità di fede depauperate dalla cultura scristianizzata e ripresentarle con forza e bellezza.

            Dinanzi al materialismo e alla scristianizzazione della cultura, Madre Rosetta vive una forte e viva esperienza della Trinità. Percepisce i primi richiami trinitari fin dai primi anni della sua vita religiosa (1944 a Castelfogliani; 1951 a Torino a Casa Madre Mazzarello; 1959 a Caltagirone), come lei stessa con dovizia racconta:

            «Ho davanti le tappe di questo cammino tracciato da Lui: gli Esercizi dei voti triennali, quando leggendo e meditando il Vangelo di S. Giovanni, fui tutta presa dai sentimenti di Gesù verso il Padre Celeste e fu l’inizio del mio lento lavoro di togliermi da me stessa per gettarmi nella penetrazione del Cuore di Gesù, visto così. Poi verso i dieci anni di professione, le parole di Gesù a Filippo: “chi vede me, vede il Padre”, mi spalancarono verso il Mistero della Trinità e Gesù mi condusse nella gioia della Loro presenza in me, ma molto imperfettamente vissuta e capita da parte mia. Poi sei anni fa, la Madonna mi ha spalancato allo Spirito Santo e allora il Mistero della Trinità mi è diventato sempre più familiare. Il 24 Luglio del ’65, recitando il Gloria durante la S. Messa all’espressione “Figlio del Padre”, ho sentito come tutta la tenerezza del Padre riversarsi sull’anima e da quel momento Gesù mi ha dato una partecipazione più intima ai suoi sentimenti per il Padre Celeste. Da allora ogni giorno la mia invocazione allo Spirito Santo è sempre stata questa e mi pare di poter dire di aver sempre vissuto con questa unica passione di identificarmi a Gesù nel suo amore per il Padre Celeste!» (Marchese Rosetta, Testo dattiloscritto).

            Davanti alla crisi dei sacerdoti e dei fedeli sulla fede nell’Eucaristia, Madre Rosetta vive una intensa vita eucaristica da cui trae la forza e la luce per il vivere quotidiano anche complesso.

            «Ora diciamo tante cose, ma io sono convinta che una sola capovolgerebbe la Congregazione: riuscire a inchiodare ogni giorno le suore dieci minuti davanti al Tabernacolo in una preghiera muta di contemplazione e unione alla Sua Volontà. Tutti i problemi si risolverebbero lì. Cominciamo noi ad essere fedeli perché tutte ci possano arrivare» (Madre Rosetta Marchese, Lettera a suor Elvira Casapollo, Mornese 19 agosto 1978.).

            Dal 1979 fino alla morte vive il fenomeno mistico dell’inabitazione eucaristica, ovvero la Presenza Reale di Gesù, come Presenza permanente e continua in sé stessa dopo la Comunione. Madre Rosetta porta in sé una fornace ardente eucaristica in cui immerge le suore, i giovani e i laici:

            «Mi pare adesso che il mio compito sia quello di prendere in continuazione tutte le anime e immergerle nel fuoco di amore che è il Cuore di Gesù, che mi porto dentro. Vorrei riuscire a ripeterglielo mille volte al giorno, sempre… e poi mi lascio prendere dal lavoro e dalle difficoltà che esso comporta; ma questa continua sperimentazione della mia debolezza, mi fa del bene e mi aumenta la fiducia; più io sono piccola e misera, più è facile perdermi nel cuore di Gesù» (Madre Rosetta Marchese, Lettera a Mons. Fasola Francesco, Festa degli Arcangeli 1980).

            Di fronte alla crisi di una mariologia minacciata dal secolarismo e poco attraente per il popolo di Dio, Gesù dona a Madre Rosetta un vivo rapporto filiale con la Vergine Maria, donna del Fiat e del Magnificat e le fa vivere un’esperienza viva dello sguardo della Madonna. Con questa intensità propone ai giovani e ai laici della Famiglia Salesiana il suo amore a Maria Ausiliatrice. Scrive infatti:

            «Agli inizi degli esercizi spirituali, quasi improvvisamente, mi sentii come penetrata da uno sguardo interiore della Madonna e come soggiogata e presa da questo sguardo […] ho intravisto come la mia presenza in Maria, il restare in Lei, abbandonata a Lei, come Gesù dopo l’Incarnazione, sarebbe stato il modo più sicuro per lasciare libera azione allo Spirito in Gesù (non so se mi esprimo bene)» (Madre Rosetta Marchese, Lettera a don Giuseppe Groppo, Roma 4 maggio 1963).

            Mentre si aggrava la crisi delle istituzioni (chiesa e società) Madre Rosetta vive una viva sintonia cum Ecclesiae tutta l’esperienza del Concilio e del post-Concilio ed invoca su di essa la presenza costante dello Spirito. Il giorno dell’apertura del Concilio, seguendo alla televisione l’evento, scrive a mons. Fasola definendolo una nuova pentecoste:

            «Ho sentito così viva e palpitante la grandezza e la santità della Chiesa di Dio; mi sembrava di sperimentare quasi sensibilmente la presenza di Maria e dello Spirito Santo in quell’immenso santo cenacolo» (Madre Rosetta, Lettera a Mons. Francesco Fasola, Roma, 13 ottobre 1962).

            Di fronte ad un attivismo che rende sterile l’apostolato tra la gioventù, indica il segreto della grazia di unità: vivere il dovere del momento presente in unione con Dio, radicata in un rapporto sponsale con Cristo.

            «Ecco, carissima, in questo modo tu inizi contemplazione e azione: quando la tua azione è fatta solo per Lui, ricercando la Sua gloria, facendo il meglio possibile con i bambini per trovare il momento buono per parlare di Lui; quando avvicini i genitori con il solo pensiero di dire una parola che li aiuti ad educare  meglio i loro bambini; quando facendo il doposcuola assisti questi bimbi con l’intenzione di far sentire loro la bontà, l’affetto, la premura del Signore che manda te a sostituire i loro genitori che non li possono seguire; quando cerchi di essere buona e paziente con le tue sorelle nonostante il lavoro e la stanchezza; tutto questo è ricerca di Dio e unione con Lui! Tu puoi dire allora che veramente il Signore regna nella tua vita, e lì si fa unità tra azione e contemplazione.» (Lettera di suor Marchese Rosetta a suor Boni Maria Rosa, Roma, 21 gennaio 1980).
            «La S.S. Trinità in me, io nel cuore della Trinità Beata, per tutto l’amore dello Spirito Santo; posseduta da Gesù a titolo di sposa; perduta in Lui a Lode del Padre.» (Madre Rosetta Marchese, Taccuino, 10 Novembre 1967).

            Dinanzi a uno stile governo spesso formale e distaccato, tipico del periodo preconciliare, sceglie la “mistica del governare”:

            «Per servire le anime, devo muovermi nella Pace di Dio; in Gesù per intuirle, amarle, scoprire la volontà del Padre su di loro, nello Spirito Santo. Rimanere immersa in Gesù, per respirare di Spirito Santo e sostare con pace e amore accanto ad ogni anima: tutto il resto è immensamente secondario.» (Madre Rosetta Marchese, Taccuino, 1°dicembre 1971).

            La sua testimonianza e la spiritualità salesiana così affascinante e profetica illumina di una nuova bellezza e profondità la nostra vita di fede, il nostro rapporto con il Signore Gesù e rinvigorisce il nostro apostolato tra la gioventù. Incoraggia le suore:

«Fate tutto per salvare le anime e nessuna fatica vi sembri troppo grande quando pensate che serve a salvare le anime, soprattutto le anime giovanili.» (Relazione della visita straordinaria di Madre Rosetta Marchese, München, 20-24 novembre 1978, 3/3).

            Veramente Madre Rosetta Marchese è una salesiana completa in cui il “Da mihi animas cetera tolle” di Don Bosco e di Madre Mazzarello tra la gioventù, specialmente le ragazze, affonda le sue radici in un profondo fuoco interiore, in una profonda unione con Dio.


Sr. Francesca Caggiano
Vice postulatrice