Il 25 febbraio scorso, abbiamo celebrato la festa dei nostri protomartiri salesiani, Mons. Luigi Versiglia e il Sacerdote Calisto Caravario. Il martirio, fin dai tempi della prima comunità cristiana, è stato sempre un segno evidente della nostra fede, simile al sacrificio di Gesù sulla croce per la nostra salvezza. Attualmente, nella nostra Congregazione Salesiana, stiamo affrontando la causa di martirio di Akash Bashir, un giovane salesiano ex-allievo del Pakistan, che a soli 20 anni ha dato la sua vita per la salvezza della sua comunità parrocchiale. La fase di inchiesta diocesana per il processo di Beatificazione è conclusa il 15 marzo, anniversario del suo martirio.
Il Pakistan è uno dei Paesi musulmani più estremisti al mondo. La Repubblica Islamica del Pakistan è emersa dopo la Seconda Guerra Mondiale, con l’indipendenza dall’India nel 1947. Tuttavia, i cristiani erano già presenti in questa regione grazie ai missionari domenicani e francescani. Attualmente, i cristiani in Pakistan costituiscono circa l’1,6% della popolazione totale (cattolici e anglicani), pari a circa 4 milioni di persone. Le minoranze religiose affrontano discriminazioni quotidiane, emarginazione, mancanza di pari opportunità nel lavoro e nell’educazione, e persistono discriminazioni e talvolta persecuzioni religiose, rendendo la libertà religiosa una questione critica.
Nonostante le sfide, le comunità cristiane in Pakistan dimostrano resilienza e speranza. Chiese e organizzazioni cristiane svolgono un ruolo fondamentale nel fornire sostegno e promuovere l’unità interreligiosa, e i Salesiani hanno contribuito in modo significativo con la loro presenza.
La vita di Akash Bashir inizia in un paesino vicino all’Afghanistan, in una famiglia composta da cinque figli, essendo lui il terzo. Akash, nato durante l’estate il 22 giugno nel 1994, ha affrontato un clima estremo, sopravvivendo con fatica. Nonostante le difficoltà legate al clima avverso, alla povertà familiare e all’alimentazione scarsa, queste sfide hanno contribuito a forgiare il suo carattere.
Il sogno di Akash di servire nell’esercito è stato ostacolato dalla precarietà scolastica e finanziaria. La famiglia Bashir decide di emigrare verso est, nel Punjab, alla città di Lahore, vicina alla frontiera con l’India, specificamente nel quartiere cristiano di Youhanabad, dove i Salesiani gestiscono un collegio, una scuola elementare e una scuola tecnica. Nel settembre 2010, Akash Bashir entra all’Istituto Salesiano Don Bosco Technical and Youth Center.
In un contesto politico-religioso difficile, Akash si offre volontario come guardia di sicurezza nella Parrocchia di Youhanabad nel dicembre 2014. Il suo ruolo come guardia di sicurezza alla Parrocchia di San Giovanni consisteva nel sorvegliare l’ingresso nel cortile e controllare i fedeli al cancello d’ingresso, dato che le chiese sono protette da un muro con un’unica porta d’accesso. Il 15 marzo 2015, durante la celebrazione della Messa, Akash si trova a prestare servizio.
Quel giorno era la IV domenica di Quaresima (la domenica «Laetare») celebrata con la partecipazione di 1200-1500 fedeli alla Messa, presieduta da padre Francis Gulzar, il Parroco. Alle 11.09, un primo attacco terroristico colpisce la comunità anglicana a meno di 500 metri dalla chiesa cattolica. Un minuto dopo, alle 11.10, una seconda detonazione avviene proprio all’ingresso del cortile della Parrocchia Cristiana, dove Akash Bashir, come guardia di sicurezza volontaria, presta servizio.
Sua Eminenza, Cardinale Ángel Fernández, il Rettor Maggiore dei Salesiani, nella introduzione alla sua biografia descrive il martirio di Akash con queste parole:
«Il 15 marzo 2015, mentre si stava celebrando la Santa Messa nella parrocchia di San Giovanni, il gruppo di guardie di sicurezza composto da giovani volontari, di cui Akash Bashir faceva parte, sorvegliava fedelmente l’ingresso. Quel giorno accadde qualcosa di insolito. Akash notò che una persona con dell’esplosivo sotto i vestiti stava cercando di entrare in chiesa. La trattenne, le parlò e le impedì di continuare, ma rendendosi conto che non poteva fermarla la abbracciò strettamente dicendo: «Morirò, ma non ti farò entrare in chiesa». Così il giovane e il kamikaze morirono insieme. Il nostro giovane offrì la sua vita salvando quella di centinaia di persone, ragazzi, ragazze, mamme, adolescenti e uomini adulti che stanno pregando in quel momento dentro la chiesa. Akash aveva 20 anni».
Dopo l’esplosione, quattro persone agonizzanti giacciono a terra: l’uomo con l’esplosivo, un mercante di legumi, una bambina di sei anni e il nostro Akash Bashir. Il suo sacrificio ha impedito che il numero delle vittime fosse molto più elevato. Il Vangelo proclamato quel giorno ricordava le parole di Gesù a Nicodemo: «Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio» (Gv 3,20-21). Akash ha sigillato queste parole con il suo sangue di giovane cristiano.
Il 18 marzo, l’Arcivescovo di Lahore presiede una celebrazione ecumenica delle esequie di Akash e dei cristiani anglicani, con la partecipazione di 7.000-10.000 fedeli. Successivamente, il corpo viene trasferito al cimitero di Youhanabad, dove è sepolto in una tomba costruita dal padre di Akash.
La vita di Akash Bashir è una testimonianza potente che richiama le prime comunità cristiane circondate da filosofie, culture avverse e persecuzioni. Le comunità degli Atti degli Apostoli erano pure minoritarie, ma con una fede forte e coraggio illimitato, simili ai cristiani in Pakistan.
L’esempio luminoso di Akash Bashir, ex-allievo Salesiano, continua a ispirare il mondo. Lui ha vissuto le parole di Gesù: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15,13).
Il 15 marzo 2022, è iniziata ufficialmente l’inchiesta diocesana, segnando un passo significativo verso la possibile beatificazione del primo cittadino pakistano. La conclusione dell’inchiesta diocesana il 15 marzo 2024 segna un traguardo fondamentale per il percorso di beatificazione e canonizzazione.
Finisco ricordando ancora le parole di sua Eminenza, Car. Ángel Fernández su Akash Bashir:
«Essere santo oggi è possibile! Ed è senza dubbio il segno carismatico più evidente del sistema educativo salesiano. In modo particolare, Akash è la bandiera, il segno, la voce di tanti cristiani che vengono attaccati, perseguitati, umiliati e martirizzati nei paesi non cattolici. Akash è la voce di tanti giovani coraggiosi che riescono a dare la loro vita per la fede nonostante le difficoltà della vita, la povertà, l’estremismo religioso, l’indifferenza, la disuguaglianza sociale, la discriminazione. La vita e il martirio di questo giovane pakistano, di soli 20 anni, ci fa riconoscere la potenza dello Spirito Santo di Dio, vivo, presente nei luoghi meno attesi, negli umili, nei perseguitati, nei giovani, nei piccoli di Dio. La sua Causa di Beatificazione è per noi segno di speranza ed esempio di santità giovanile fino al martirio».
don Gabriel de Jesús CRUZ TREJO, sdb
vicepostulatore della causa di Akash Bashir
Servo di Dio Akash Bashir
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