La devozione di san Giovanni Bosco alla Madonna è ben conosciuta. Le grazie ricevute dall’Ausiliatrice, perfino quelle straordinarie, miracolose, forse sono anch’esse in parte conosciute. Probabilmente si conosce di meno la promessa strappata alla Vergine, di portare in Paradiso, coloro che per tutta la vita abbinano un’Ave Maria alla Santa Messa.
Che il santo avesse una porta aperta nel Cielo alle sue preghiere, è ben risaputo. Fin da chierico nel seminario le sue preghiere erano esaudite, e per mascherare questo suo intervento presso il Cielo ha usato per un po’ di tempo il trucco delle pillole di pane al posto di medicine miracolose, fino a quando è stato scoperto da un vero farmacista. Le numerose richieste di intercessione e tanti miracoli avvenuti nella sua vita, raccontati abbondantemente dai suoi biografi, confermano questa sua potente intercessione.
La promessa di avere con sé in paradiso parecchie migliaia di giovani, avuta dalla Santissima Vergine, si trova confermata da due seminaristi che lo hanno sentito raccontare in una mutua di Spirituali Esercizi ai Chierici del Seminario Vescovile di Bergamo. Uno di loro era Angelo Cattaneo, futuro Vicario Apostolico dell’Honan Meridionale nella Cina, e lo ha testimoniato in una carta indirizzata a don Michele Rua, e un altro, Stefano Scaini, che più tardi è diventato gesuita; anche lui ha lasciato una testimonianza tramite una carta indirizzata ai salesiani. Ecco la prima testimonianza.
D. Bosco parlava quindi delle insidie che il demonio tendeva ai giovani per distrarli dalla Confessione e diceva loro che avrebbe voluto svelare ai singoli, che glie lo richiedessero, le condizioni spirituali delle loro anime.
[…]
Quando, dopo una predica ai seminaristi [di Bergamo], si presentò a Don Bosco uno di essi [Angelo Cattaneo] con una lista di peccati tra mano, il Santo la gettò sul fuoco e quindi gli elencò tutte quelle colpe come se le leggesse. Poi egli disse ai suoi attenti uditori di avere ottenuto dalla Madonna la promessa di avere con sé, in paradiso, parecchie migliaia di giovani, alla condizione che essi recitassero quotidianamente, per tutta la vita terrena, un’Ave durante la Messa. (Pilla Eugenio, I sogni di Don Bosco, p. 207)
E anche la seconda.
Molto Rev. Signore,
Ben contento di poter portare anch’io il mio piccolo tributo di stima e di grato affetto alla santa memoria di Don Bosco, Le narro cosa, che forse non riuscirà inutile a chi avrà l’alta fortuna di scriverne la vita.
L’anno 1861, fu il veneratissimo Don Bosco a dettare i Spirituali Esercizi ai Chierici del Seminario Vescovile di Bergamo, fra i quali ero io pure.
Ora, in una delle sue prediche ci disse presso a poco così: “In una certa occasione potei domandare a Maria Santissima la grazia di avere presso di me in Paradiso parecchie migliaia di giovani (mi sembra dicesse anche il numero delle migliaia ma non lo ricordo), e la Madonna Santissima me ne fece promessa. Se anche voi altri desiderate appartenere a tal numero, io son ben lieto di ascrivervi, a patto che ogni giorno per tutto il tempo di vostra vita recitiate un’Ave Maria, e quella possibilmente nel tempo che ascolterete la Santa Messa, anzi nel momento della Consacrazione”.
Non so qual conto facessero gli altri di questa proposta, io per parte mia l’accolsi con giubilo, stante l’altissima stima, che in quei giorni mi aveva inspirato di sé Don Bosco, e non tralasciai neppur un giorno, che mi ricordi, di recitare l’Ave Maria secondo la detta intenzione. Ma col passar degli anni mi venne un dubbio, che feci sciogliere a Don Bosco istesso; ed ecco il modo.
La sera del giorno 3 Gennaio 1882, trovandomi a Torino diretto a Chieri per entrare nel Noviziato della Compagnia di Gesù, chiesi ed ottenni di poter parlare a Don Bosco. Mi accolse con grande bontà, ed avendogli io detto che stava per entrare nel Noviziato della Compagnia, disse: – Oh! quanto ne godo! Quando sento che alcuno entra nella Compagnia di Gesù, ne provo tanto piacere come se entrasse fra i miei Salesiani.
Quindi gli dissi: – Se mi permette vorrei domandarle schiarimenti sopra una cosa, che mi sta molto a cuore. Dica, si ricorda di quando venne nel Seminario di Bergamo a dettarci gli Esercizi Spirituali? – Sì, mi ricordo. – Le sovviene d’averci parlato d’una grazia domandata alla Madonna ecc. – e gli ricordai le sue parole, il patto ecc. – Sì, mi ricordo – Ebbene: io quell’Ave Maria l’ho sempre recitata; la reciterò sempre… ma… Vostra Signoria ci ha parlato di migliaia di giovani; io sono già fuori di questa categoria… e quindi temo di non appartenere al numero fortunato…
E Don Bosco con grande sicurezza: – Continui a recitare quell’Ave Maria e ci troveremo insieme in Paradiso. – Quindi, ricevuta la Santa Benedizione e baciatagli con affetto la mano, partii pieno di consolazione e di dolce speranza d’aver proprio un giorno a trovarmi in Paradiso con Lui.
Se Vostra Signoria crede che questo possa riuscire di qualche gloria a Dio e di qualche onore alla santa memoria di Don Bosco, sappia che io son prontissimo a confermarne la sostanza anche col giuramento.
Lomello, 4 Marzo 1891.
Umilissimo Dev.mo Servo
V. Stefano Scaini S.I. [MB VI,846]
Queste testimonianze fanno capire quanto stava al cuore di don Bosco la salvezza eterna. In tutte le sue iniziative educative e sociali, molto necessarie per altro, non perdeva di vista il fine ultimo della vita umana, il Paradiso. Voleva preparare tutti a questo ultimo esame della vita, e per questo insisteva di abituare anche ai giovani a fare l’esercizio della buona morte ogni fine mese, ricordando le ultime cose, dette anche i novissimi: la morte, il giudizio, il Paradiso e l’inferno. E per questo aveva chiesto e ottenuto dall’Ausiliatrice questa grazia speciale.
Ovviamente ci sembra strano oggi questa preghiera fatta durante la Santa Messa e anche proprio al momento della Consacrazione. Ma, per capire questo, bisogna ricordare che ai tempi di don Bosco la Messa veniva celebrata interamente in latino, e siccome i fedeli nella grande maggioranza non conoscevano questa lingua, era facile distrarsi invece di pregare. Per trovare un rimedio a questa umana inclinazione si abituava a raccomandare varie preghiere durante la celebrazione.
Possiamo oggi recitare questa Ave Maria alla fine della celebrazione? Ce lo fa capire proprio don Bosco: “possibilmente nel tempo che ascolterete la Santa Messa…”. Per di più le norme liturgiche odierne non raccomandano inserimenti di altre preghiere fuori da quelle del Messale.
Possiamo sperare che questa Ave Maria aggiunga anche noi al numero dei beneficiari della promessa? Col vivere nella grazia di Dio, col farlo per tutta la vita e con la risposta di don Bosco a Stefano Scaini, “Continui a recitare quell’Ave Maria e ci troveremo insieme in Paradiso”, possiamo rispondere affermativamente.
Don Bosco. Un’Ave Maria alla fine della Santa Messa
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