(continuazione dall’articolo precedente)
8. Preghiera o servizio
Cari giovani,
la carità e la preghiera vanno sempre insieme. Devo dirvi che della persona di Gesù mi ha sempre toccato molto una sua affermazione: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore”. (Mt 11,29).
Bene, il Gesù mite e umile di cuore ha sempre unito fortemente il suo essere Figlio del Padre che lo ama e con cui è in perfetta sintonia, con l’altra dimensione, quella della carità e dell’amore verso il prossimo: “Qualunque cosa avete fatto al più piccolo l’avete fatta a me…le sarà perdonato perché ha molto amato… avevo fame e mi avete dato da mangiare…”
Mi chiedete come poter diventare santi nella vostra vita quotidiana: con la preghiera e l’apostolato. Mentre la preghiera alimenta l’amicizia con Dio, attraverso il silenzio, i Sacramenti e la Parola di Dio, la carità porta ad amare i fratelli, a costruire la comunità fino alla comunione. L’apostolato, il donarsi ai fratelli, prima di tutto i vicini, è anche il modo in cui potete iniziare a incontrare Dio: se, infatti, vi donerete ai fratelli con cuore mite e umile incontrerete quel Gesù che dice “l’avete fatto a me”. La santità cristiana (che io chiamavo “devozione”) consiste proprio in questo: è l’amore di Dio che agisce in noi e noi lo assecondiamo nel dono verso gli altri, vivacemente, prontamente e con tutto il cuore.
L’amore di Dio e l’amore al prossimo non sono soltanto i due comandamenti principali ma sono uno lo specchio dell’altro; voi direste che sono uno per l’altro la certificazione di qualità. Per aiutarvi a capire questo, ricordo di aver dato una volta un consiglio ad una donna che si stava impegnando fortemente nella preghiera: “Un’anima che viva una libertà che viene da Dio, se interrotta nella sua preghiera, ne uscirà con volto disteso e cuore garbato verso l’importuno che l’avrà scomodata, perché tutto le è uguale, o servire Dio meditando, o servirlo sopportando il prossimo; una cosa o l’altra sono volontà di Dio, ma in quel momento è necessario sopportare e aiutare il prossimo”.
Starete forse pensando che vivere in questo modo nel vostro mondo è molto complicato. La cultura e il momento storico/religioso in cui sono vissuto erano di certo molto conflittuali ma imbevuti di senso religioso e di rispetto della fede cristiana, molto diffusa. Non è così il vostro tempo.
Posso però dirvi che anche io ho dovuto (e voluto) vivere per qualche anno una forma decisamente impegnativa di missionarietà in una terra ostile, governata civilmente e religiosamente dai calvinisti.
Ripensandoci potrei raccontarvi qualche cosa sulla mia esperienza e, forse, questa potrebbe offrirvi qualche piccolo suggerimento su come vivere in questo tempo così complesso. Per conoscere le motivazioni dei nostri “avversari” ugonotti ho chiesto al Papa il permesso di leggere parecchi testi, che al tempo erano proibiti ad un cattolico, nei quali il cattolicesimo veniva aspramente contestato. Il mio obiettivo era trovare un punto di incontro e poi andare alle radici delle loro teorie soprattutto se ambigue o scorrette.
Anche quando mi hanno insultato, minacciato, accusato di magia, calunniato, ho risposto nella dolcezza con le persone semplici, ma nella assoluta fermezza culturale con chi era in malafede. Quanta preghiera, penitenza, digiuno ho offerto al Signore per quei nostri poveri fratelli. Il Vangelo lo porti con tutto te stesso e molto più efficacemente con l’aiuto concreto, la disponibilità all’ascolto, l’umiltà di approccio che molto spesso scioglie l’arroganza.
Ad una signora e mamma, che ho seguito epistolarmente per parecchi anni, davo un consiglio che forse vi può essere utile:
“Non dovete solo essere devota e amare la devozione, bensì la dovete rendere amabile a tutti: la renderete amabile se la renderete utile e gradevole. I malati ameranno la vostra devozione se troveranno conforto nella vostra carità; la vostra famiglia se vi riconoscerà più premurosa per il suo bene, più dolce riguardo alle faccende, più amabile nelle correzioni… vostro marito se vedrà che, quanto più crescerà la vostra devozione, più sarete cordiale con lui e più dolce nell’affetto che gli portate; i vostri parenti e amici se ravviseranno in voi maggior franchezza, sopportazione e accondiscendenza alle loro volontà che non siano contrarie a quella di Dio. Insomma bisogna rendere attraente la vostra devozione”.
Ufficio Animazione Vocazionale