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Quest’anno ricorre il 150° anniversario della nascita del Beato Luigi Variara, figura straordinaria di sacerdote e missionario salesiano. Nato il 15 gennaio 1875 a Viarigi, in provincia di Asti, Luigi crebbe in un ambiente ricco di fede, cultura e amore fraterno, che forgiò il suo carattere e lo preparò alla straordinaria missione che lo avrebbe portato a servire i più bisognosi in Colombia.
Dalla sua infanzia trascorsa nel Monferrato, in una famiglia segnata dall’influenza spirituale di Don Bosco, alla sua vocazione missionaria maturata a Valdocco, la vita del Beato Variara rappresenta un esempio luminoso di dedizione al prossimo e fedeltà a Dio. Ripercorriamo i momenti salienti della sua infanzia e formazione, offrendo uno sguardo sulla straordinaria eredità spirituale e umana che ci ha lasciato.


Da Viarigi ad Agua de Dios
            Luigi Variara nasce a Viarigi in provincia di Asti il 15 gennaio 1875, 150 anni or sono, da una famiglia profondamente cristiana. Il padre Pietro aveva ascoltato don Bosco nel 1856, quando era giunto in paese per predicare una missione. Quando nasce Luigi il papà Pietro aveva quarantadue anni ed era sposato in seconde nozze con Livia Bussa. Pietro aveva conseguito il diploma di maestro, amava la musica e il canto ed animava le funzioni parrocchiali come organista e come direttore del coro da lui stesso fondato. Era una presenza molto stimata e apprezzata nel paese di Viarigi. Quando Luigi nacque si era nel corso di un rigido inverno e per le circostanze della nascita, la levatrice giudicò prudente battezzare il neonato. Due giorni dopo vennero completati i riti battesimali.
            La fanciullezza di Luigi è contrassegnata dalle tradizioni locali e dalla vita di casa, un insieme culturale e spirituale che contribuì a modellare il carattere e a trasmettere validi contenuti alla crescita del ragazzetto e segnarne la futura vocazione missionaria in Colombia.
            Significativo è il rapporto di Luigi con papà Pietro, suo formatore e maestro, che gli trasmise il senso cristiano della vita, i primi rudimenti della scuola e l’amore per la musica e il canto: aspetti che, come sappiamo, segneranno la vita e la missione di Luigi Variara. Il fratello minore Celso così ricorda: “Pur non rivelando alcunché di eccezionale, Luigi era tutto bontà e amore nelle manifestazioni della sua vita, sia con i genitori, e in particolare con la mamma; sia con noi… Non ricordo che mio fratello abbia mai usato modi meno cortesi e meno fraterni con noi, fratelli più piccoli. Fedele e devoto frequentatore della chiesa e delle funzioni, passava il resto del tempo non già a divertirsi per strada, ma in casa, leggendo e studiando i suoi libri di scuola e tenendo compagnia alla mamma”.
            È bello ricordare anche il rapporto del piccolo Luigi con la sorella maggiore Giovanna, figlia del primo matrimonio e madrina al suo battesimo. Anche se si sposò giovane, Giovanna mantenne sempre un legame speciale con il piccolo Luigi contribuendo a rafforzare i lineamenti della sua personalità, la sua inclinazione alla pietà e allo studio. Dei figli di Giovanna uno, Ulisse, diventerà sacerdote, ed Ernestina, Figlia di Maria Ausiliatrice. Inoltre, Giovanna, che morirà novantenne nel 1947, mantenne i legami epistolari tra Luigi e la mamma Livia durante la vita missionaria del fratello.
            Un altro aspetto che influenzerà la crescita del piccolo Luigi è che la casa dei Variara era quasi sempre piena di fanciulli. Papà Pietro, al termine delle lezioni, portava con sé gli scolari più bisognosi e dopo aver fatto un po’ di ripetizione li affidava alle cure di mamma Livia. E così facevano le altre famiglie. Racconta una testimone: “La signora Livia era la mamma di tutto il vicinato; il suo cortile era sempre pieno di ragazzi e ragazze; essa ci insegnava a cucire, giocava con noi, si mostrava sempre di buon umore”. Luigi crebbe in questo clima “oratoriano”, dove ci si sentiva a casa, ci si sentiva amati e la presenza paterna di papà Pietro e quella materna di mamma Livia erano risorse educative e affettive di prima qualità non solo per i loro figli, ma per tanti altri bambini e ragazzi, soprattutto i più poveri e disagiati.
            In questi anni Luigi conosce e si dedica ad un compagno handicappato, Andrea Ferrari, prendendosi cura di lui e facendolo sentire a suo agio. In ciò si può scorgere un seme di quella sollecitudine e vicinanza che poi segnerà la vita e la missione di Luigi Variara a servizio dei malati di lebbra ad Agua de Dios in Colombia.
            Davvero Luigi Vararia da bambino e da fanciullo sperimentò, con i suoi fratelli e con i ragazzi del vicinato, l’amore sincero dei propri genitori e attraverso il loro esempio conobbe il vero volto di Dio Padre, sorgente dell’amore autentico.

Passando da Valdocco
           
Don Bosco era molto conosciuto nel Monferrato: lo aveva percorso in tutte le direzioni con le ben note passeggiate autunnali insieme ai suoi ragazzi che con i loro schiamazzi e l’allegria rumorosa e contagiosa portavano festa ovunque arrivavano. I ragazzi del posto si univano felici alla truppa allegra e chiassosa e in seguito non pochi se ne partivano per ritrovarsi con quel prete, affascinanti per farsi educare da lui nell’oratorio di Torino.
            A Viarigi era rimasto un ricordo molto sentito la visita di don Bosco avvenuta nel febbraio 1856. Don Bosco aveva accettato l’invito del parroco, don Giovanni Battista Melino, a predicare una missione, dato che il paese era profondamente turbato e diviso per gli scandali di un ex sacerdote, un certo Grignaschi, che radunava attorno a sé una vera e propria setta e riscuoteva grande popolarità. Don Bosco riuscì a guadagnare un uditorio molto numeroso e invitò la popolazione alla conversione; fu così che Viarigi ritrovò il suo equilibrio religioso e la pace spirituale. Il legame spirituale che si era creato tra questo paese astigiano e il Santo dei giovani si prolungò nel tempo e proprio il piccolo Luigi alla prima comunione fu preparato dal parroco don Giovanni Battista Melino, lo stesso che aveva invitato don Bosco a predicare la missione popolare.
            Nella famiglia Variara, secondo i desideri di papà Pietro, Luigi doveva orientarsi al sacerdozio, ma lui al termine delle elementari non aveva desideri o particolari inquietudini vocazionali. In ogni caso avrebbe dovuto continuare gli studi e a questo punto entra in gioco Don Bosco: il ricordo da lui lasciato a Viarigi, la sua fama di uomo di Dio, l’amicizia con il parroco, i sogni di papà Pietro, la fama dell’oratorio di Torino fecero sì che Luigi il 1° ottobre 1887 entrasse a Valdocco iscritto alla prima classe ginnasiale, con il desiderio del papà che voleva il figlio avviato al sacerdozio. Tuttavia, il giovane Luigi in tutta semplicità ma con fermezza non aveva esitato dichiarare che non sentiva vocazione, ma il papà ribatte: “Se non ce l’hai, Maria Ausiliatrice te la darà. Sii buono e studia!”. Don Bosco morirà quattro mesi dopo l’arrivo del giovane Variara all’oratorio di Valdocco, ma l’incontro che Luigi ne fece fu sufficiente a segnarlo per tutta la vita. Egli stesso così ricorda l’evento: «Eravamo nella stagione invernale e un pomeriggio stavamo giocando nell’ampio cortile dell’oratorio, quando all’improvviso s’intese gridare da una parte all’altra: “Don Bosco, Don Bosco!”. Istintivamente ci slanciammo tutti verso il punto dove appariva il nostro buon Padre, che facevano uscire per una passeggiata nella sua carrozza. Lo seguimmo fino al posto dove doveva salire sul veicolo; subito si vide Don Bosco circondato dall’amata turba infantile. Io cercavo affannosamente il modo per mettermi in un posto da dove potessi vederlo a mio piacere, poiché desideravo ardentemente di conoscerlo. Mi avvicinai più che potei e, nel momento in cui lo aiutavano a salire sulla carrozza, mi rivolse un dolce sguardo, e i suoi occhi si posarono attentamente su di me. Non so ciò che provai in quel momento… fu qualcosa che non so esprimere! Quel giorno fu uno dei più felici per me; ero sicuro d’aver conosciuto un Santo, e che quel Santo aveva letto nella mia anima qualcosa che solo Dio e lui potevano sapere».

P. Pierluigi CAMERONI
Salesiano di Don Bosco, esperto di agiografia, autore di vari libri salesiani. È il Postulatore Generale della Società Salesiana di san Giovanni Bosco