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Abbiamo intervistato il nuovo ispettore del Giappone, don Francesco HAMASAKI. Sempre fa piacere sentire notizie dai luoghi più lontani geograficamente dall’origine salesiana, da Valdocco.


Puoi presentarti?
Sono nato nella prefettura di Nagasaki, una regione del Giappone nota per i numerosi martiri che vi sono stati. Mi è stato detto che anche i miei antenati erano cristiani, cosiddetti “nascosti” a causa della persecuzione. Tuttavia, durante la mia infanzia, mi sono trasferito nella prefettura di Nara (vicino a Osaka e Kyoto, famosa per i suoi antichi templi e santuari) e lì sono cresciuto. La mia famiglia è composta da sette persone: i miei genitori, i miei quattro fratelli e sorelle, e io. Tutti siamo cattolici, e in particolare i miei genitori sono molto devoti.

Qual è la storia della tua vocazione?
All’epoca, i sacerdoti che svolgevano il loro ministero nella prefettura di Nara provenivano tutti dall’Australia ed erano missionari maristi. Il parroco della mia comunità era padre Tony Glynn, un uomo che si è impegnato per diventare un ponte di pace tra il Giappone e l’Australia. È stato persino protagonista di un film intitolato La ferrovia dell’amore. È stato grazie alla sua influenza che ho iniziato a desiderare di diventare sacerdote. Tuttavia, in quel momento non conoscevo ancora i Salesiani di Don Bosco, né Don Bosco stesso.
Successivamente, attraverso varie circostanze, come l’incontro con alcune suore, sono entrato nell’aspirantato salesiano durante il primo anno di liceo. Un evento curioso è accaduto proprio prima del mio ingresso: ricevevo ogni mese una rivista senza sapere chi me la inviasse. Dopo essere entrato nei Salesiani, mi sono reso conto che si trattava del Bollettino Salesiano giapponese (Katorikku Seikatsu; Vita Cattolica). Ancora oggi non so chi me lo mandasse, ma credo che fosse Don Bosco stesso a guidarmi verso la sua congregazione.
Oggi mi sento molto felice. Questo perché percepisco intensamente la grandezza e la misericordia di Dio, e provo gioia nell’essere sacerdote salesiano. Questo mi permette di vivere il carisma di Don Bosco, ossia dedicare la mia vita ai giovani.
Prima di essere ordinato sacerdote, ho lavorato per due anni e mezzo nella redazione di Katorikku Seikatsu presso la casa editrice Don Bosco Sha. Dopo l’ordinazione, ho trascorso 12 anni lavorando con i giovani nell’aspirantato. Successivamente, ho lavorato per 9 anni in una scuola e poi per 3 anni in una piccola parrocchia e un asilo. Ora, ricopro il ruolo di ispettore.
Ovunque sia stato, ho provato gioia nello stare con i giovani e ho vissuto tante esperienze e incontri straordinari. Tra tutte, quella che ha trasformato il mio modo di vivere, pensare e sentire come salesiano è stata l’esperienza di lavoro pastorale nel carcere minorile. Qui ho capito l’importanza dell’insegnamento di Don Bosco: “Non basta amare, bisogna che i giovani si sentano amati.” Ho compreso profondamente l’amore di Dio e la sua infinita misericordia.
Anche se, per via del mio ruolo attuale, sono spesso lontano dal lavoro pastorale diretto con i giovani, continuo a dedicarmi al ministero nelle carceri minorili per non dimenticare il cuore di Don Bosco.

Come sono i giovani del luogo?
Parlando dei giovani giapponesi di oggi, come in altri paesi, anche loro affrontano varie sfide. Ritengo che ci siano due problemi principali che richiedono attenzione:
1. Giovani immigrati e figli di famiglie immigrate: Negli ultimi decenni, sono aumentati i giovani provenienti dalle Filippine e dall’America Latina. Recentemente, molti giovani del sud-est asiatico, in particolare dal Vietnam, stanno venendo in Giappone. Si stima che ci siano circa 600.000 giovani vietnamiti nel paese. La nostra ispettoria si è già impegnata nel ministero per questi giovani, ma con il continuo invecchiamento della popolazione giapponese, è probabile che il numero di giovani stranieri aumenterà ulteriormente. Questo richiederà per loro una maggiore attenzione pastorale e spirituale.
2. Povertà giovanile: L’economia giapponese sta diventando più debole, e le disuguaglianze economiche stanno crescendo. Sempre più giovani vivono in povertà. Ad esempio, ci sono molte “mense per bambini” in Giappone, che offrono pasti gratuiti a famiglie bisognose. Inoltre, sta aumentando il numero di giovani coinvolti in “lavoretti illegali”, ovvero piccoli crimini che promettono guadagni facili ma che li trasformano in vittime di sistemi criminali.
In risposta a queste sfide, credo che sia giunto il momento per la nostra ispettoria di prendere decisioni coraggiose e di agire, come ci invitava don Àngel Fernández Artime, il precedente Rettor Maggiore e attuale cardinale. Dobbiamo occuparci in modo speciale dei giovani che non ricevono l’attenzione necessaria dalle istituzioni pubbliche, collaborando con la Famiglia Salesiana e i nostri collaboratori.
Infine, desidero sottolineare l’importanza della Madonna. Senza la fiducia e la devozione a Maria Ausiliatrice, come potremmo trasmettere il cuore di Don Bosco ai giovani? Con il passare degli anni, sento sempre più forte il bisogno della sua guida e del suo aiuto. Come Don Bosco, anch’io spesso dico: “E ora, Maria, iniziamo.”
Vi chiedo di pregare per i giovani del Giappone e per noi Salesiani in Giappone, affinché possiamo continuare a trasmettere il cuore di Don Bosco a tutti loro.


don Hamasaki Atsushi Francesco,
ispettore del Giappone