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(continuazione dall’articolo precedente)

Capo XIX. Mezzi con cui fu edificata questa Chiesa.
            Quelli che hanno parlato o udito a parlare di questo sacro edifizio avranno desiderio di sapere donde si sono ricavati i mezzi che in complesso superano già il mezzo milione. Io mi trovo in grave difficoltà di rispondere a me stesso, perciò meno in grado di soddisfare agli altri. Dirò adunque che i corpi legali diedero da principio belle speranze; ma in pratica giudicarono di non concorrere. Alcuni agiati cittadini scorgendo la necessità di questo edifizio, fecero promessa di vistose largizioni, ma per lo più cangiarono divisamento e giudicarono meglio di impiegare altrove la loro beneficenza.
            È vero che alcuni benestanti devoti avevano promesso oblazioni, ma a tempo opportuno, cioè avrebbero fatte oblazioni quando avessero avuto certezza dell’opera ed avessero veduti i lavori inoltrati.
            Coll’offerta del Santo Padre e di qualche altra pia persona si poté far acquisto del terreno e non altro; sicché quando si trattò di cominciare i lavori io non aveva un soldo da spendere a questo scopo. Qui da una parte vi era certezza che quell’edifizio era di maggior gloria di Dio, dall’altra contrastava l’assoluta mancanza di mezzi. Allora si conobbe chiaro che la Regina del Cielo voleva non i corpi morali, ma i corpi reali, cioè i veri devoti di Maria dovessero concorrere alla santa impresa, e Maria volle essa medesima porvi la mano e far conoscere che essendo opera sua Ella stessa voleva edificarla: Aedificavit sibi domum Maria.
            Io adunque intraprendo il racconto delle cose come sono succedute, e racconto coscienziosamente la verità, e mi raccomando al benevolo lettore di darmi benigno compatimento se trova qualche cosa che a lui non torni gradita. Ecco adunque. Gli scavi erano cominciati, e si avvicinava il giorno di quindicina quando appunto si dovevano pagare gli zappatori, e non si aveva danaro di sorta; quando un fortunato avvenimento apri una via inaspettata alla beneficenza. A motivo del sacro ministero fui chiamato al letto di persona gravemente inferma. Giaceva immobile da tre mesi, travagliata da tosse e febbre con grave sfinimento di stomaco. Se mai, ella prese a dire, potessi riacquistare un poco di sanità, sarei disposta a fare qualunque preghiera, qualunque sacrificio; sarebbe per me un gran favore se potessi anche solo alzarmi di letto.
            – Che cosa intenderebbe di fare?
            – Quanto mi dice.
            – Faccia una novena a Maria Ausiliatrice.
            – Che cosa dire?
            – Per nove giorni reciti tre Pater, Ave e Gloria al SS. Sacramento con tre SalveRegina alla Beata Vergine.
            – Questo lo farò; e quale opera di carità?
            – Se giudica bene e se otterrà un vero miglioramento alla sua sanità, farà qualche offerta per la chiesa di Maria Ausiliatrice che si sta cominciando in Valdocco.
            – Sì, sì: ben volentieri. Se nel corso di questa novena io otterrò solamente di potermi alzare di letto e fare alcuni passi per questa camera, farò un’offerta per la chiesa di cui mi parla ad onore della Santa Vergine Maria.
            Si cominciò la novena ed eravamo già all’ultimo giorno; io doveva dare in quella sera non meno di mille franchi ai terrazzieri. Vado pertanto a visitare la nostra ammalata, nella cui guarigione erano tutte le mie risorse, e non senza ansietà ed agitazione suono il campanello dell’abitazione di lei. La fantesca mi apre e con gioia mi annunzia che la sua padrona era perfettamente guarita, aveva già fatte due passeggiate ed era già andata in chiesa per ringraziare il Signore.
            Mentre la fantesca in fretta quelle cose raccontava, si avanza giubilante la stessa padrona dicendo: Io sono guarita, sono già andata a ringraziare la Madonna Santissima; venga, ecco il pacco che le ho preparato; è questa la prima offerta, ma non sarà certamente l’ultima. Prendo il pacco, vado a casa, lo verifico, e ci trovo cinquanta napoleoni d’oro, che formavano appunto i mille franchi di cui abbisognava.
            Questo fatto, primo di questo genere, io tenni gelosamente celato; nulladimeno si dilatò come scintilla elettrica. Altri e poi altri si raccomandarono a Maria Ausiliatrice facendo la novena e promettendo qualche oblazione se ottenevano la grazia implorata. E qui so io volessi esporre la moltitudine dei fatti, dovrei farne non un piccolo libretto, ma grossi volumi.
            Male di capo cessato, febbri vinte, piaghe ed ulceri cancrenose sanate, reumatismi cessati, convulsioni risanate, male d’occhi, di orecchi, di denti, di reni istantaneamente guariti; tali sono i mezzi di cui servissi la misericordia del Signore per somministrarci quanto era necessario a condurre a termine questa chiesa.
            Torino, Genova, Bologna, Napoli, ma più di ogni altra città, Milano, Firenze, Roma furono le città che, avendo in modo speciale provata la benefica influenza della Madre delle grazie invocata sotto al nome di aiuto dei cristiani, dimostrarono eziandio la loro gratitudine colle oblazioni. Anche più remoti paesi come Palermo, Vienna, Parigi, Londra e Berlino ricorsero colla solita preghiera e colla solita promessa a Maria Ausiliatrice. Non mi consta che alcuno sia ricorso invano. Un favore spirituale o temporale più o meno segnalato fu sempre il frutto della dimanda e del ricorso fatto alla pietosa Madre, al potente aiuto dei cristiani. Ricorsero, ottennero il celeste favore, fecero la loro offerta senza esserne in alcun modo richiesti.
            Se tu, o lettore, entrerai in questa chiesa, vedrai un pulpito per noi di elegante costruzione; è una persona gravemente inferma, che ne fa promessa a Maria Ausiliatrice; guarisce ed ha compiuto il suo voto. L’altare elegante della cappella a destra è di una matrona romana che lo offre a Maria per grazia ricevuta.
            Se gravi motivi, che ognuno può di leggeri supporre, non persuadessero differirne la pubblicazione, potrei dire paese e nome delle persone che da ogni parte fecero ricorso a Maria. Anzi si potrebbe asserire che ogni angolo, ogni mattone di questo sacro edifizio ricorda un benefizio, una grazia ottenuta da questa augusta Regina del cielo.
            Persona imparziale raccoglierà questi fatti, che a tempo opportuno serviranno a far conoscere alla posterità le meraviglie di Maria Ausiliatrice.
            In questi ultimi tempi la miseria facendosi in modo eccezionale sentire, noi pure andavamo rallentando i lavori per attendere tempi migliori alla continuazione dei medesimi; quando altri mezzi provvidenziali vennero in soccorso. Il colera morbus che infieriva tra noi e nei paesi confinanti commosse i cuori più insensibili e spregiudicati.
            Fra le altre una madre vedendo un suo unico figliuolo strozzato dalla violenza del male, lo invitò a fare ricorso a Maria SS. aiuto dei cristiani. Nell’eccesso del dolore egli profferì queste parole: Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis. Col più vivo affetto del cuore la madre ripeté la medesima giaculatoria. In quel momento si mitigò la violenza del morbo, l’infermo diede in un copioso sudore a segno che in poche ore restò fuori di ogni pericolo, e quasi interamente guarito. La notizia di questo fatto si dilatò, altri e poi altri si raccomandarono con fede in Dio onnipotente e nella potenza di Maria Ausiliatrice con promessa di fare qualche offerta per continuare la costruzione della sua chiesa. Non si sa che alcuno abbia in questo modo ricorso a Maria senza essere stato esaudito. Avverandosi così il detto di s. Bernardo, che non si è mai udito al mondo che alcuno sia con fiducia ricorso invano a Maria. Mentre scrivo ricevo (maggio 1868) un’offerta con una relazione di persona di molta autorità, che mi annunzia come un paese intiero fu in modo straordinario liberato dall’infestazione del colera mercè la medaglia, il ricorso e la preghiera fatta a Maria Ausiliatrice. In questa guisa sopravvennero oblazioni da tutte parti, oblazioni, è vero, di piccola entità, ma che messe insieme bastarono al bisogno.
            Neppure è da passarsi sotto silenzio altro mezzo di beneficenza per questa chiesa, quale è l’offerta di una parte del profitto del commercio, o del frutto delle campagne. Molti, che da parecchi anni non ricavavano più alcun frutto dai bachi da seta e dalle vendemmie, promisero di dare il decimo del prodotto che ne avrebbero ricevuto. Ne furono straordinariamente favoriti; contenti perciò di mostrare alla loro celeste benefattrice speciali segni di gratitudine colle loro offerte.
            Così noi abbiamo condotto questo per noi maestoso edifizio con un dispendio sorprendente senza che alcuno abbia mai fatto questua di sorta. Chi lo crederebbe? Un sesto della spesa fu coperta con oblazioni di persone devote; il rimanente furono tutte oblazioni fatte per grazie ricevute.
            Ora vi sono ancora alcune note da saldare, alcuni lavori da ultimare, molti ornamenti e suppellettili da provvedere, ma abbiamo viva fiducia in questa augusta Regina del cielo, che non cesserà di benedire i suoi devoti e concedere loro grazie speciali, così che per divozione verso di lei e per gratitudine dei benefizi ricevuti continueranno a porgere la loro mano benefica per condurre la santa impresa al termine totale dei lavori. E così, come dice il supremo Gerarca della Chiesa, si accrescano i devoti di Maria sopra la terra e sia maggiore il numero dei fortunati suoi figli, che un giorno le faranno gloriosa corona nel regno dei cieli per lodarla, benedirla e ringraziarla in eterno.

Inno pel vespro della festa di Maria A.
Te Redemptoris, Dominique nostri
            Dicimus Matrem, speciosa virgo,
            Christianorum decus et levamen
                                    Rebus in arctis.
Saeviant portae licet inferorum,
            Hostis antiquus fremat, et minaces,
            Ut Deo sacrum populetur agmen,
                                    Suscitet iras.
Nil truces possunt furiae nocere
            Mentibus castis, prece, quas vocata
            Annuens Virgo fovet, et superno
                                    Robore firmat.
Tanta si nobis faveat Patrona
            Bellici cessat sceleris tumultus,
            Mille sternuntur, fugiuntque turmae,
                                    Mille cohortes.
Tollit ut sancta caput in Sione
            Turris, arx firmo fabricata muro,
            Civitas David, clypeis, et acri
                                    Milite tuta.
Virgo sic fortis Domini potenti
            Dextera, caeli cumulata donis,
            A piis longe famulis repellit
                                    Daemonis ictus.
Te per aeternos veneremur annos,
            Trinitas, summo celebrando plausu,
            Te fide mentes resonoque linguae
                                    Carmine laudent. Amen.

Inno pel vespro della festa di Maria A. – TRADUZIONE
Vergin Madre del Signore,
            Nostr’aïta e nostro vanto,
            Dalla valle ria del pianto
            T’imploriam con fede e amore.
Dalle porte dell’inferno
            Frema l’oste minacciando,
            Tu pietosa stai vegliando
            Con lo sguardo tuo superno.
Le sue furie scatenate
            Passeran senz’onte e danni,
            Se di casti cuor sui vanni
            Son le preci a Te innalzate.
Te Patrona, in ogni guerra
            Diventiam gli eroi del campo;
            Della tua possanza il lampo
            Mille schiere fuga e atterra.
Sei baluardo che circonda
            Di Sion le case sante;
            Di Davide sei la fionda
            Che percote il fier gigante.
Sei lo scudo che respinge
            Di Satanno il brando ignito,
            L’asta sei che il risospinge
            Nell’abisso dond’è uscito.
[…]

Inno per le lodi
Saepe dum Christi populus cruentis
            Hostis infensis premeretur armis,
            Venit adiutrix pia Virgo coelo
                                    Lapsa sereno.
Prisca sic Patrum monumenta narrant,
            Templa testantur spoliis opimis
            Clara, votivo repetita cultu
                                    Festa quotannis.
En novi grates liceat Mariae
            Cantici laetis modulis referre
            Pro novis donis, resonante plausu,
                                    Urbis et orbis.
O dies felix memoranda fastis,
            Qua Petri Sedes fidei Magistrum
            Triste post lustrum reducem beata
                                    Sorte recepit!
Virgines castae, puerique puri,
            Gestiens Clerus, populusque grato
            Corde Reginae celebrare caeli
                                    Munera certent.
Virginum Virgo, benedicta Iesu
            Mater, haec auge bona: fac, precamur,
            Ut gregem Pastor Pius ad salutis
                                    Pascua ducat.
Te per aeternos veneremur annos,
            Trinitas, summo celebrando plausu,
            Te fide mentes, resonoque linguae
                                    Carmine laudent. Amen.

Inno per le lodi – TRADUZIONE.
Quando il nemico acerrimo
            Ad assalir fu visto
            Con l’armi più terribili
            Il popolo di Cristo,
            Sovente alle difese
            Maria dal ciel discese.
Colonne altari e cupule
            Onuste di trofei,
            E riti e feste e cantici
            Fur dedicati a Lei.
            Oh quante le memorie
            Di tante sue vittorie!
Ma nuove grazie rendansi
            Ai nuovi suoi favori;
            Tutte le genti uniscansi
            Ed i superni cori
            In armonia divina
            Con la Città regina.
La Chiesa inconsolabile
            Rasserenato ha il ciglio;
            Il dì spuntò che reduce
            Da lungo tristo esiglio
            Di Pietro all’alma Sede
            Tornava il Sommo Erede.
Le vereconde giovani,
            I casti adolescenti
            Col Clero e con il popolo
            Cantin sì fausti eventi:
            Gareggino in omaggio
            D’affetti e di linguaggio.
O Vergin delle vergini,
            Madre del Dio di pace,
            Possa il Pastor dell’anime
            Col labbro sì verace
            E l’alta sua virtute
            Guidarci alla salute.
[…]

Teol. PAGNONE

(continua)