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(continuazione dall’articolo precedente)

Capo VII. Maria favorisce chi lavora per la fede; mentre Dio punisce chi oltraggia la Santa Vergine.
            Vi fu un tempo in cui, gl’imperatori di Costantinopoli mossero una violenta persecuzione contro ai cattolici perché veneravano le sacre immagini. Tra questi fu Leone Isaurico. Costui per abolirne affatto il culto uccideva ed imprigionava chiunque fosse denunziato di aver dato segno di venerazione alle immagini od alle reliquie dei Santi e specialmente della Beata Vergine. Per ingannar poi il semplice popolo fece chiamare alcuni vescovi ed abati e a forza di danaro e di promesse li indusse a stabilire che non si dovessero venerare le immagini di Gesù crocifisso, nè della Vergine né dei Santi.
            Ma in quei tempi viveva il dotto e celebre s. Giovanni Damasceno. Per combattere gli eretici ed anche per dare un antiveleno in mano ai cattolici, Giovanni scrisse tre libri nei quali difendeva il culto delle sante immagini. Gl’Iconoclasti (così si chiamavano quegli eretici perché sprezzavano le sacre immagini) furono grandemente offesi da tali scritti, perciò l’accusarono di tradimento presso il principe. Essi dicevano che aveva mandate lettere sottoscritte di sua mano per far rompere l’alleanza che esso aveva con principi stranieri, e che coi suoi scritti perturbava la pubblica tranquillità. Il credulo imperatore incominciò a sospettare del santo, e quantunque fosse innocente, lo condannò al taglio della mano destra.
            Ma questa perfidia ebbe un esito molto più felice di quello che egli non si aspettava, poiché la Madonna SS. volle rimunerare il suo servo dello zelo avuto verso di Lei.
            Come si fece sera s. Giovanni si prostra avanti l’immagine della Madre di Dio, e sospirando pregò gran parte della notte e diceva: O Vergine SS. pel zelo verso Voi e le sante immagini mi fu tagliata la destra, accorrete dunque in mio soccorso e fate che possa continuare a scrivere le vostre lodi e quelle del vostro figliuolo Gesù. Così dicendo si addormentò.
            In sogno vide l’immagine della madre di Dio che lo guardava lietamente e gli diceva: Ecco, la tua mano è guarita. Su adunque levati e scrivi le mie glorie. Svegliatosi trovò effettivamente la mano guarita attaccata al braccio.
            Sparsa la notizia di sì grande miracolo ognuno lodava e glorificava la B. Vergine che rimunera tanto largamente i suoi devoti che patiscono per la fede. Ma alcuni nemici di Cristo vollero sostenere che la mano non si era tagliala a lui, ma ad un suo servo, e dicevano: non vedete che Giovanni sta in casa sua cantando e sollazzandosi come se si celebrasse un festino da nozze? Fu adunque nuovamente arrestato Giovanni e condotto al principe. Ma qui un nuovo prodigio. Mostrando la destra si vedeva in essa come una linea rilucente che dimostrò verissima l’amputazione.
            Stupito il principe a questo prodigio, gli domandò qual medico gli avesse resa la sanità, e qual medicina avesse adoperata. Egli allora ad alta voce narrò il miracolo. È il mio Dio, dice, medico onnipotente che mi restituì la sanità. Il principe allora si mostrò pentito del male operato, e lo voleva innalzare a grandi dignità. Senonché il Damasceno avverso alle umane grandezze amò meglio la vita privata, e finché visse impiegò il suo ingegno a scrivere e a pubblicare la potenza dell’augusta Madre del Salvatore (V. Gio. Patriarca di Ger. Baronio all’anno 727).
            Se Dio spesse volte concede grazie straordinarie a chi promuove le glorie dell’augusta sua Genitrice, non di rado però punisce terribilmente anche nella vita presente coloro che sprezzano Lei o le sue immagini.
            Costantino Copronimo, figliuolo di Leone Isaurico salì al trono paterno al tempo del sommo Pontefice s. Zaccaria (741-75). Costui seguendo le empietà di suo padre proibì di invocare i santi, di onorare le reliquie, e di implorarne l’intercessione. Profanava le chiese, distruggeva i monasteri, perseguitava ed imprigionava i monaci, invocava con notturni sacrifizi l’aiuto degli stessi demonii. Ma il suo odio era specialmente rivolto contro la Santa Vergine. Per confermare quanto diceva era solito di prendere in mano una borsa piena di monete d’oro, e la mostrava ai circostanti dicendo: Quanto vale questa borsa? Molto, dicevan quelli. Gettatone poi l’oro, nuovamente domandava di qual prezzo fosse la borsa. Rispondendo essi che niente valeva, così tosto ripigliava quell’empio, cosi è della Madre di Dio; per quel tempo, che aveva Cristo in sè, era grandemente da onorarsi, ma dal punto che lo diede in luce niente più differisce dalle altre donne.
            Queste enormi bestemmie meritavano certamente un esemplare castigo che Dio non tardò a mandare all’empio bestemmiatore.
            Costantino Copronimo venne punito con vergognose infermità, con ulceri che si cangiarono in pustole infuocate, che gli facevano mandare alte grida, mentre un’ardentissima febbre lo divorava. Così smaniando e gridando come se fosse arso vivo, mandò l’ultimo respiro.
            Il figlio seguì le pedate del padre. Egli si compiaceva molto delle gemme e dei diamanti e vedendone le molte e belle corone che l’imperatore Maurizio aveva dedicate alla Madre di Dio ad ornamento della chiesa di santa Sofia in Costantinopoli, le fece prendere e se le pose sul capo e lo porto nel proprio palazzo. Ma sull’istante la sua fronte fu coperta da pestiferi carbonchi che di quel medesimo giorno trassero a morte colui che osò sporgere la sacrilega mano contro l’ornamento del vergineo capo di Maria (V. Teofane e Niceforo contemporanei. Baronio an. 767).

Capo VIII. Maria protettrice degli eserciti che combattono per la fede.
            Ora diamo un rapido cenno sopra alcuni fatti che riguardano alla speciale protezione che la santa Vergine ha costantemente prestato agli eserciti che combattono per la fede.
            Giustiniano imperatore ricuperò l’Italia oppressa da sessant’anni dai Goti. Narsete suo generale era avvisato da Maria quando doveva scendere in campo e non prendeva mai le armi senza i cenni di lei. (Procopio, Evagrio, Niceforo, e Paolo Diacono. Baronio all’anno 553).
            Eraclio imperatore riportò una gloriosa vittoria contro i Persiani e s’impadronì delle ricche loro spoglie, riferendo il prospero esito delle sue armi alla Madre di Dio cui si era raccomandato. (Ist. Greca art. 626).
            Lo stesso Imperatore l’anno dopo trionfò ancora dei Persiani. Una grandine spaventosa lanciata nel campo dei nemici li scompigliò e li mise in fuga. (Ist. Greca).
            La città di Costantinopoli venne un’altra volta liberata dai Persiani in una maniera affatto prodigiosa. Mentre durava l’assedio videro i Barbari sul far del mattino una nobile matrona scortata da un corteggio di Eunuchi uscire dalla porta della città. Credendo essi che fosse la moglie dell’Imperatore e si recasse dal marito per implorar la pace le lasciarono libero il passo. Come poi la videro recarsi dall’Imperatore le tennero dietro fino ad un luogo detto del vecchio sasso, dove scomparve dai loro occhi. Allora si suscito fra loro un tumulto, si batterono a vicenda e fu così terribile la strage che il loro generale fu costretto a levar l’assedio. Si crede che quella matrona fosse la Beatissima Vergine. (Baronio).
            L’immagine di Maria portata processionalmente intorno le mura di Costantinopoli liberò questa città dai Mori che la tenevano da tre anni assediata. Già il condottiero nemico disperando di vincere domandò per favore di poter entrare a veder la città promettendo di non osarvi alcuna violenza. Mentre i suoi soldati entravano senza difficoltà, giunto il suo cavallo alla porta detta del Bosforo, non fu verso di farlo andare avanti. Allora il barbaro guardando in su vide sulla porta l’immagine della Vergine che egli aveva poco prima bestemmiato. Rimosse allora il passo e prese il cammino verso il mare Egeo dove fece naufragio. (Baronio anno 718).
            Lo stesso anno i Saraceni portarono le armi contro Pelagio Principe degli Asturi. Questo pio generale ricorse a Maria ed i dardi e le saette lanciate contro di lui si ritorcevano contro i nemici della fede. Ventimila Saraceni rimasero estinti, e sessanta mila perirono sommersi nelle acque. Pelagio insieme coi pochi suoi si era rifugiato in una spelonca. Riconoscente poscia a Maria della vittoria riportata fece edificare in quella spelonca un tempio alla beatissima Vergine. (Baronio).
            Andrea generale di Basilio Imperatore di Costantinopoli sconfisse i Saraceni l’anno 867. Il nemico aveva in questo conflitto insultato a Maria scrivendo ad Andrea: Vedrò ora se il figliuol di Maria e sua Madre ti potranno salvare dalle mie armi. Il pio generale prese l’insolente scritto, lo appese all’immagine di Maria dicendo: Vedi, o Madre di Dio: vedi, o Gesù, quali insolenze pronunci contro il tuo popolo questo barbaro arrogante. Ciò fatto sale in arcione ed intimata la zuffa mena di tutti i suoi nemici sanguinosissima strage. (Curopalate ann. 867).
            L’anno 1185 il sommo Pontefice Urbano II mise le armi dei Crociati sotto gli auspici di Maria, e Goffredo Buglione alla testa dell’esercito cattolico liberava i luoghi santi dal dominio degli infedeli.
            Alfonso VIII re di Castiglia ottenne sopra i Mori una gloriosa vittoria portando nel campo di battaglia l’immagine di Maria sui vessilli. Duecento mila Mori rimasero in campo. A perpetuare la memoria di questo fatto la Spagna celebrò ogni anno al giorno 16 luglio la festa della santa Croce. Lo stendardo poi su cui era impressa l’immagine di Maria, che aveva trionfato dei nemici, si conserva tuttora nella chiesa di Toledo. (Ant. de Balimghera).
            Alfonso IX re di Spagna sconfisse pure col soccorso di Maria duecento mila Saraceni. (Idem die XXI junii).
            Giacomo I re di Aragona strappò dai Mori tre nobilissimi regni e sconfisse dieci mila dei loro. Riconoscente di questa vittoria innalzò vari templi a Maria. (Idem die XXI julii).
            I Carnotesi assediati nella loro città da una banda di corsari esposero sopra di un’asta a modo di vessillo una parte della veste di Maria che Carlo Calvo aveva portato da Costantinopoli. I barbari avendo lanciato contro questa reliquia i loro dardi rimasero ciechi d’improvviso, nè poterono più fuggire. Di che avvedutisi i devoti Carnotesi presero le armi e ne fecero strage.
            Carlo VII re di Francia ridotto alle strette dagli Inglesi ebbe ricorso a Maria, e non solo poté in più battaglie sconfiggerli, ma liberò ancora una città dall’assedio e ne ridusse molte altre sotto il proprio dominio. (Lo stesso al giorno 22 luglio).
            Filippo il Bello Re di Francia sorpreso dai nemici e abbandonato dai suoi ricorre a Maria e si trova incontanente circondato da una prodigiosa schiera di guerrieri pronti a combattere in sua difesa. In breve trentasei mila nemici sono atterrati, gli altri si arrendono prigionieri o si danno alla fuga. Riconoscente di tanto trionfo a Maria, le innalzò un tempio e quivi appese tutte le armi di cui si era servito in quel conflitto. (Idem XVII aug.).
            Filippo Valesio re di Francia sconfisse con un pugno d’uomini venti mila nemici. Reduce trionfante in quello stesso giorno in Parigi si recò tosto alla cattedrale dedicala alla Vergine. Quivi offerse alla sua generosa Ausiliatrice il suo cavallo e le regie sue armi. (Idem XXIII aug.).
            Giovanni Zemisca imperatore dei Greci sbaragliò i Bulgari, Russi, Sciti ed altri barbari, i quali insieme collegati in numero di trecento trenta mila minacciavano l’impero di Costantinopoli. La Beatissima Vergine vi mandò il martire s. Teodoro, il quale comparso sopra un bianco cavallo ruppe le file nemiche; onde Zemisca edificò un tempio in onore di s. Teodoro e fece portare in trionfo l’immagine di Maria. (Curopalate).
            Giovanni Comneno aiutato dalla protezione di Maria vinse un’orda di Sciti ed in memoria del fatto ordinò una pubblica festa in cui l’immagine della Madre di Dio venne portata trionfalmente sopra d’un carro trapuntato di argento e di preziosissime gemme. Quattro cavalli bianchissimi guidati dai Principi e famigliari dell’Imperatore traevano il carro; l’Imperatore camminava a piedi portando la croce. (Niceta nei suoi Annali).
            I cittadini di Ipri assediati dagli Inglesi e ridotti agli estremi ricorsero colle lacrime all’aiuto della Madre di Dio, e Maria apparsa visibilmente li consolò e pose in fuga i nemici. Il fatto avvenne nel 1383 e gli Ipresi celebrano ogni anno la memoria della loro liberazione con una festa religiosa la prima domenica di agosto. (Maffeo lib. 18, Cronaca Univers.).
            Simone conte di Monforte con ottocento cavalieri e mille pedoni sconfisse presso Tolosa cento mila Albigesi. (Bzovio Annali anno 1213).
            Vladislao re di Polonia poste le sue armi sotto la protezione della Vergine sconfisse cinquanta mila Teutoni e prese le loro spoglie le portò in trofeo al sepolcro del martire s. Stanislao. Martino Cromero nella sua storia di Polonia racconta che questo santo martire fu veduto, finché durò la battaglia, vestito di abiti pontificali in atto di animare i Polacchi e di minacciare i nemici. Credesi che questo santo vescovo fosse stato mandato dalla Vergine in aiuto ai Polacchi, i quali prima della pugna si erano raccomandati a Maria.
            Nell’anno 1546 i Portoghesi assediati da Mamudio re delle Indie invocarono il soccorso di Maria. Contava il nemico oltre sessanta mila uomini peritissimi nella guerra. Durava da sette mesi l’assedio e già si trattava della resa, quando un’improvvisa costernazione invase i nemici. Una nobile matrona circondata di celeste splendore erasi mostrata sopra una chiesuola della città, e faceva sfolgorare tanta luce sugl’Indiani, che non potendosi più distinguere fra loro si diedero a precipitosa fuga. (Maffeo lib. 3 Stor. delle Indie).
            L’anno 1480 pugnando i Turchi contro la città di Rodi erano già riusciti a piantare i loro vessilli sulle mura, quando apparve la beata Vergine armata di scudo e di lancia col precursore s. Gio. Battista e con una schiera di guerrieri celesti armati. Allora si scompigliarono i nemici e si trucidarono a vicenda. (Giacomo Bosso St. dei cav. di Rodi).
            Massimiliano duca di Baviera ridusse al dovere un’orda di ribelli eretici Austriaci e Boemi. Sul vessillo del suo esercito aveva fatto imprimere l’effigie della Vergine colle parole: Da mihi virtutem contro hostes tuos. Dammi forza contro ai tuoi nemici. (Jeremias Danelius. Trimegisti cristiani lib. 2 cap. 4, § 4).
            Arturo re d’Inghilterra portando l’immagine di Maria sul suo scudo si rese invulnerabile nelle battaglie; ed il Principe Eugenio col nostro Duca Vittorio Amedeo, i quali la portavano sullo scudo e sul petto, vinsero con un pugno di prodi l’esercito francese forte di 80 mila uomini sotto Torino. La maestosa Basilica di Superga fu innalzata dal suddetto Duca poi Re Vittorio Amedeo in segno di gratitudine per questa vittoria.



(continua)